Abitare il domani: disabilità, cultura e inclusione sociale

 

 

Rovereto, 30 novembre. Al Mart due giorni dedicati all’inclusione sociale delle persone con disabilità tra cultura e riflessioni sul tema dell’abitare per persone con disabilità organizzata dalle cooperative sociali Il Ponte e Iter in collaborazione con il consorzio Consolida e il Mart, con il sostegno di etika (progetto della Cooperazione trentina e Dolomiti energia), la Provincia autonoma di Trento e i Lions Club Rovereto San Marco.

Dopo lo spettacolo teatrale “Cerchiandoci. Lentamente molto lentamente” di ieri sera in un Auditorium Melotti tutto esaurito, i laboratori e le visite guidate di stamattina, entrambi condotti da persone con disabilità o autismo, nel pomeriggio la riflessione si è concentrata sul tema dell’abitare autonomo e inclusivo con il seminario moderato da Alberto Faustini, direttore del quotidiano Trentino..

Carlo Francescutti, Direttore del Servizio integrazione lavorativa dell’Azienda per l’assistenza sanitaria di Pordenone già coordinatore scientifico dell’Osservatorio nazionale della disabilità, è partito dalla Convenzione Onu del 2006, ratificata anche dall’Italia, che ha cercato di tradurre in principi il bisogno fondamentale dell’uomo di sentirsi a casa stabilendo che alle persone con disabilità va garantita la possibilità di scegliere, su base di eguaglianza con gli altri, il proprio luogo di residenza, dove e con chi vivere.

La legge nazionale sul cosiddetto Dopo di noi, come quella trentina, afferma che i progetti relativi all’abitare devono essere preparati prima che le famiglie non siano più in grado di assistere i propri cari. “Si tratta certamente di progetti complessi – ha sottolineato Francescutti – che richiedono grandi competenze scientifiche e operative, ma nel contempo non possono prescindere dalle relazioni umane che implicano un lavoro di negoziazione con tutti i protagonisti; spesso ad esempio sono le famiglie ad impedire processi di emancipazione perché hanno paura, perché sono sempre state lasciate da sole, perché vogliono proteggere i loro figli:” I diritti dichiarati universalmente, per molti però sono ancora solo sulla carta., basti ad esempio pensare a quelle con autismo.

“Fino a qualche anno fa gli adulti con autismo non avevano quasi nessuna competenza, oggi grazie alla diagnosi e l’intervento precoci – ha sottolineato Paola Venuti, Direttrice del Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive dell’Università di Trento – ci troviamo di fronte ad adolescenti, con una vera e propria neurodiversità, ovvero abilissimi in alcune aree e assolutamente incapaci in altre, tipo quella sociale.

Quando cresceranno avranno gli stessi bisogni degli altri adulti: lavorare e avere un contesto di vita proprio. Dobbiamo perciò iniziare a immaginare modelli e percorsi che permettano un progressivo distacco dalla famiglia e l’acquisizione di autonomie. In Italia non ci sono ancora esperienze in questa direzione, qualcuna all’estero, ad esempio negli Stati Uniti.

Come Università insieme alla cooperativa Il Ponte stiamo pensando ad un progetto di coabitazione di studenti con giovani con autismo, che dia ai primi la possibilità di un alloggio a costi ridotti e ai secondi un sostegno nell’acquisizione di abilità anche molto semplici ma fondamentali per l’autonomia.”

La situazione in Trentino

Sei mesi fa il Consiglio provinciale ha adottato all’unanimità una legge sul cosiddetto “Dopo di noi” che si ispira ai principi contenuti nella Convenzione dell’Onu. “Sono norme – ha affermato Serenella Cipriani, presidente Consolida – nelle quali ci riconosciamo pienamente, ora però occorre anche attuarle, stabilendo ad esempio i criteri di attribuzione delle risorse stanziate e valorizzando la capacità degli enti del Terzo Settore capaci di attivare anche risorse private, come quelle delle famiglie, attraverso legami fiduciari.”

Le cooperative sociali da alcuni anni hanno iniziato a lavorare sul tema dell’inclusione abitativa dando vita a progetti sperimentali e confrontandosi con altre realtà come quella della Fondazione Down FVG di Pordenone. “Le esperienze delle cooperative sociali, sostenute sia da finanziamenti pubblici che privati, devono diventare un sapere collettivo se si vuole garantire a tutti l’accessibilità ai diritti.

Dobbiamo lavorare in rete partendo da queste sperimentazioni e costruire una cultura comune degli operatori, coinvolgendo anche le famiglie e la cittadinanza. Questi progetti ci stanno insegnando: ad esempio, che è certamente necessario elaborare metodologie e strumenti, anche giuridici e finanziari, ma occorre evitare la standardizzazione perché ogni storia di vita è diversa, e diversi sono i contesti territoriali; un conto, infatti, è sostenere un percorso di vita autonoma in una città come Trento e Rovereto, altro è farlo in un piccolo paesino di montagna.”

L’invito di Consolida a lavorare in rete è stato raccolto da Federica Sartori, Dirigente Servizio politiche sociali della Provincia autonoma di Trento: “sul tema della disabilità, oggi siamo di fronte a due grandi sfide: oltre a scrivere i criteri per l’assegnazione delle risorse e di valutazione, dobbiamo anche innovare l’esistente, rileggendo ciò che già c’è in base alle intuizioni che emergono dal territorio. Le istituzioni hanno il compito di fare sintesi, ma queste sono sfide su cui lavorare insieme.”

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