Il Gruppo
etika è un nuovo modo di pensare e fare cooperazione tra le persone e le organizzazioni.
etika è un nuovo modo di pensare e fare cooperazione tra le persone e le organizzazioni.
Da un orfanatrofio in Bosnia ad un lavoro e a una casa in Trentino, grazie al progetto di abitare autonomo promosso dalla cooperativa Cs4 e finanziato da etika. Intervista pubblicata sulla rivista Cooperazione Trentina
Ognjen è uno dei protagonisti dei progetti per il vivere inclusivo e la vita indipendente delle persone con disabilità finanziati da etika, la bolletta luce e gas conveniente, ecologica e solidale della cooperazione trentina con Dolomiti Energia.
Incontro Ognjen (che si fa chiamare Oghi) nella sede della cooperativa Cs4 che da anni accompagna il suo percorso di crescita e inclusione. Emozionato mi confida che è una delle prima interviste. Capisco che ha deciso di raccontare la sua storia sperando possa ispirare altri giovani che vivono temporaneamente momenti di difficoltà che sognano l’autonomia.
Cominciamo: i ricordi a volte si sovrappongono, ci sono poi esperienze di cui Oghi preferisce non parlare, ma non nasconde le fatiche che ha affrontato con tanta motivazione. Nato in Bosnia negli anni 90, vive in orfanotrofio dove, tra mancanze affettive e di cura, gli viene diagnosticato un ritardo cognitivo. Arriva in Italia a 10 anni per motivi sanitari e viene accolto dal Villaggio del Fanciullo a Trento. Il percorso di riabilitazione con i servizi sanitari del territorio segna il punto di partenza di esperienze e incontri che hanno portato Oghi a raggiungere i suoi obiettivi. In uno dei progetti, il giovane conosce Massimo e Cristina che diventano i suoi genitori affidatari. Fondamentale per Oghi è stato il sostegno del territorio, in particolare della cooperativa Cs4 il cui progetto dedicato all’abitare autonomo, finanziato da etika, gli ha permesso di sperimentarsi e di capire il futuro che desidera per sé: una vita indipendente.
Dare un significato alla parola indipendenza
“Per me indipendenza vuol dire due cose: stabilità lavorativa e una casa” mi spiega Oghi. Dopo il liceo ha iniziato un percorso di formazione e orientamento nel laboratorio occupazionale di Cs4. Racconta che “Patrick, il mio tutor di laboratorio, mi ha insegnato tanto”. Dopo qualche momento di esitazione, mi confida che “non sono mancati di certo i momenti in cui volevo mollare tutto, ma Patrick mi ha sempre incoraggiato a fare di più e a credere nelle mie capacità.” In fondo queste difficoltà, impegnarsi per superarle, gli ha permesso di aprirsi poi ad esperienze lavorative. Mi racconta che dopo diversi mesi di formazione, ha iniziato a svolgere vari tirocini prima con le cooperative Alpi e Samuele e poi con Villa Rizzi. Opportunità che gli hanno permesso di arricchire il bagaglio di competenze e requisiti lavorativi, ma soprattutto di confrontarsi con il mondo del lavoro, imparando ad avere maggior fiducia nel suo processo di crescita.
Esperienze che tracciano nuovi orizzonti
“Ho imparato che il lavoro dona autonomia. Mi sono messo sempre in gioco per realizzare uno dei miei propositi: la stabilità economica” prosegue Oghi. Noto i suoi occhi illuminarsi e con un grande sorriso mi dice “e ora ho un contratto a tempo indeterminato”. Dopo un periodo di tirocini in diversi settori lavorativi è stato, infatti, assunto con la Legge 68 dall’azienda ATIS di Mezzolombardo. Si occupa dell’assemblaggio di macchinari, un lavoro di grande responsabilità, ma anche collaborazione. Lavora a stretto contatto con i colleghi e mi spiega gesticolando che “la composizione di grandi strumenti richiede più braccia”. Lascia intendere che la precisione e la coordinazione è cruciale perché un errore può bloccare il processo e ritardare le consegne. “Oggi mi sento realizzato”, però è consapevole che da solo non sarebbe mai riuscito a tagliare questo traguardo.
Il desiderio di un’autonomia abitativa
Racconta che a 18 anni era destinato a vivere in una struttura residenziale sanitaria, ma sentiva che non era quella la sua strada. “Volevo diventare grande, costruire la mia vita, mettermi alla prova”. Colgo che la stabilità lavorativa non è stato il suo unico sogno nel cassetto. Un anno fa ha presentato domanda per la casa ITEA perché sogna di vivere in uno spazio tutto suo. “Ho pensato molto prima di dare questo passo, mi sento pronto” lo dice con una voce molto molto ferma. Una grande consapevolezza maturata negli anni attraverso diverse iniziative di autonomia abitativa e grazie al supporto dei suoi genitori che non hanno mai smesso di credere nel suo desiderio di autodeterminazione. Ha vissuto in comunità alloggio, sperimentato brevi periodi di vita indipendente presso Villa Sant’Ignazio a Trento e poi è arrivato il progetto di accompagnamento alla vita autonoma e all’abitare inclusivo di CS4, finanziato da etika. Da 5 anni vive in un appartamento della cooperativa dove ha imparato a condividere gli spazi, a prendersi cura della casa, di se stesso, ma anche degli altri. “Monica, l’educatrice della cooperativa, mi ha aiutato tanto”. Inizia ad elencarmi tutto quello che ha appreso in questi anni “organizzare le faccende domestiche, gestire le pulizie, fare la lista della spesa, e anche cucinare. E poi non vivo da solo, ma con un’altra persona, più giovane di me.” Due caratteri e una routine di vita molto diversi, ma sono proprio queste le esperienze che allenano all’adultità e Oghi lo sa molto bene. “Oggi desidero però andare a vivere in una casa tutta per me” confida sorridendo. Gli obiettivi di Oghi non si esauriscono qui. Nell’attesa di raggiungere questa meta, è già alle prese con un altro sogno: ottenere la cittadinanza italiana.
“Possono sembrare piccole cose, ma per me vuol dire tanto aver raggiunto questi risultati”. È arrivato in Italia praticamente da solo, con molte fragilità e oggi ha intorno a sé una rete di persone, amici e il sostegno della rete di servizi. Per lui indipendenza è anche avere qualcuno a fianco a cui rivolgersi per costruire i suoi progetti di vita e che non sono solo i suoi genitori affidatari, ma anche tutti gli operatori sociali che negli anni lo hanno accompagnato a migliorarsi. Ci salutiamo, ma prima di lasciarci mi dice con convinzione “di strada ne voglio fare ancora tanta.”
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